Il legame tra Fashion e Gaming è emerso negli ultimi anni, ma nel 2020 ha subito un’accelerazione fortissima.
Avatar, e-sports, sfilate virtuali e videogiochi: questi sono gli ambiti principali di questo nuovo modo di interagire da parte dei brand della moda e del lusso con i propri clienti e con quelli che, in futuro, potranno essere tali.
Sia la Generazione Z che i Millennials sono infatti i principali fruitori di questi contesti, che molto spesso generano un ritorno di immagine davvero significativo.
Chi sta scommettendo su Fashion e Gaming
La prima sfilata di moda in-game risale a maggio dello scorso anno: in Animal Crossing: New Horizons della Nintendo si sono visti abiti dichiaratamente ispirati a quelli delle collezioni di Loewe, Chanel e Prada.
Prima ancora, nell’autunno del 2019, è stato Louis Vuitton a portare il Fashion nel Gaming, attraverso le arene di League of Legends. Il celeberrimo brand del lusso aveva vestito, e quindi virtualmente sponsorizzato, i True Damage, una band hip hop esistente solo in LoL ma dal carisma pari a quello di veri gruppi musicali.
Che cosa sta succedendo nel mondo reale?
La collaborazione tra brand e gaming è un trend talmente in crescita da avere sia partecipazioni nel mondo virtuale che in quello reale. Tra gli esempi più emblematici, Puma e Reebok.
Puma ha creato le Active Gaming Shoes, scarpe progettate con l’intento di migliorare le performance dei giocatori di ogni livello. Reebok invece si è dedicata anche all’abbigliamento, con una linea di felpe oltre che di scarpe dedicate al nuovo capitolo di Assassin’s Creed.
Moda e cinema: gli antesignani
Il settore del Fashion è da sempre aperto a liaisons anche innovative e sperimentali. Due mondi che, prima del Gaming, si sono spesso intrecciati lasciando un segno indelebile nell’immaginario collettivo sono quelli della moda e del cinema.
Chi, a distanza di decenni, non ricorda Richard Gere vestito Armani in American gigolò?
Il meccanismo, oggi, è ancora lo stesso.
Gli avatar a servizio del Fashion
Andare in negozio per fare shopping non è (più) sempre possibile, perciò il retail sta necessariamente testando nuovi canali di vendita e di comunicazione. In questo scenario, l’uso di avatar, ovvero la versione digitale dei clienti, sembra essere non solo funzionale, ma decisamente accattivante.
I vantaggi sono molteplici, a cominciare da un’esperienza di acquisto in maggiore sicurezza e data-driven.
Verso questa tendenza si stanno spostando i grandi gruppi del lusso così come il settore bespoke.
Parlare, inoltre, di digital influencer a servizio della moda è doveroso ed è un’ulteriore riprova dello sviluppo di questo business.
Avete presente la campagna di Calvin Klein con Bella Hadid e Lil Miquela, modella-robot seguita da 2.5 milioni di follower in tutto il mondo?
Delle celebrities virtuali, testimonial di grandi firme, da Gucci -negli ultimi anni particolarmente innovatore e sperimentale- a Dior, passando per marchi meno noti ma particolarmente attenti ai nuovi trend, se ne sente e se ne sentirà sempre più parlare.
Tanto da aver indotto la nascita di agenzie di modelle e testimonial 100% virtuali, come ad esempio l’inglese The Diigitals.
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Fashion e Gaming, un gioco da grandi destinato ad avere lunga, lunga vita.