Learning by doing, ovvero imparare facendo, è la metodologia più efficace per essere competitivi nel settore della formazione.
Vediamo insieme come e perché.
Il primo a parlare di scuola attiva è stato John Dewey a inizio Novecento. In questa frase è racchiuso tutto il suo pensiero filosofico:
Un’oncia di esperienza è meglio che una tonnellata di teoria, semplicemente perché è soltanto nell’esperienza che una teoria può avere un significato vitale e verificabile.
Come può una teoria nata circa un secolo fa essere così attuale?
Si parla di learning by doing sempre di più e in sempre più contesti, non solo in quello della formazione scolastica ed accademica, ma anche nell’ambito delle startup e dell’imprenditoria.
I punti chiave di questo approccio sono:
- apprendimento esperienziale
- formazione continua
- problem solving
- project work
Apprendimento esperienziale
Per apprendimento esperienziale si intende imparare facendo, viaggiando, ascoltando, toccando con mano realtà concrete del proprio ambito di studi.
Uscire dall’aula è un’opportunità irrinunciabile per chi voglia davvero farsi le ossa e aprire la mente.
Formazione continua
L’apertura alla formazione continua è una forma mentis che dovrebbe iniziare prima degli anni scolastici e che, in ogni caso, prosegue ben oltre.
Tuttavia è qualcosa che si può e si deve apprendere anche in età adulta, proprio perché è il cardine per continuare ad evolversi nel proprio settore, con flessibilità, innovazione e resilienza.
Problem solving
Problem solving è una qualità fondamentale per un professionista, ma va allenata. Proprio come un muscolo, infatti, deve essere stimolata e ossigenata.
La peggior frase che si possa affermare è: “Abbiamo sempre fatto così.” Per allenare la propria competenza di problem solving, quindi, bisogna imparare a chiedersi: “Come potrei farlo meglio?”
Project work
Il project work è uno strumento del learning by doing. Si tratta della sperimentazione attiva dei contenuti appresi durante un percorso didattico.
Esempi di project work sono i workshop e i contest, ma anche gli stage e i tirocini presso aziende del settore.
NAD e il learning by doing
Una delle prime scelte di NAD, fin dalla sua istituzione, è stata quella di formare giovani che potessero affrontare il mondo del lavoro con capacità, concretezza e professionalità.
Il mercato non poteva più assorbire figure puramente teoriche, in grado di parlare di qualcosa ma non di metterci mano.
La risposta, chiara e nitida solo per chi è abituato a pensare out of the box, era a portata di mano: un’accademia improntata sul learning by doing.
E con questo obiettivo, Nicola Pighi, presidente di Hdemy Group, ha gettato le fondamenta per la Nuova Accademia del Design.
Oggi NAD forma professionisti creativi e pronti a confrontarsi con studi, brand e aziende di design, mantenendo fede a tre valori fondamentali: formazione, innovazione, impresa.
E il learning by doing muove passi da gigante grazie in particolare ad Hdemy Design Hub, incubatore di startup innovative nell’ambito del Design.
La Mission è di accompagnare gli studenti di NAD nel percorso dalla formazione al lavoro, in uno spin-off del mondo Accademico.
Hdemy Design Hub avrà sede a Verona e sarà dotato di tecnologie moderne per rispondere alle esigenze del settore, ad esempio le stampanti 3D, ma il fiore all’occhiello rimarrà l’impatto umano.
Nicola Pighi ha previsto, infatti, che i percorsi di accelerazione abbiano il supporto anche dal punto di vista del marketing, della comunicazione, della ricerca scientifica relativa all’offerta delle startup coinvolte.
Un circolo virtuoso di collaborazione tra designer e pmi del settore.